La Chiesa di Santa Maria degli Angeli si estende su una superficie di mq 490,40. La facciata, semplice nella sua linea architettonica, è resa solenne dall’ampia piazza antistante, e racchiude sia i due ingressi alla Chiesa che l’ingresso ai locali che un tempo erano adibiti al Convento delle suore cappuccine dell’Immacolata di Lourdes. Le uniche decorazioni all’esterno sono costituite dal portale centrale del XVI secolo sulla cui parte superiore è incisa l’iscrizione: Ave Maria Domina Angelo (rum) Sacratissima Ave Maria Mater Iesu(s) Dignissima – 1586, alla cui sommità si eleva una scultura marmorea con lo stemma dell’Ordine Domenicano; e dall’altorilievo raffigurante la Santa Vergine col Bambino circondata dagli Angeli che getta agli uomini l’ancora della speranza, copia fedele dell’originale opportunamente collocato all’interno della Chiesa per motivi di restauro e di salvaguardia. La pianta della chiesa è rettangolare ma irregolare, la navata principale che contiene l’altare è divisa da una fila di quattro colonne dalla navata di destra sulla quale si affacciano tre ampie cappelle ed in fondo la porta della sacrestia.
Il soffitto ligneo policromo della navata centrale a capriate, recentemente restaurato dal dottor Mauro Sebastianelli, è una ricca opera di artigianato siciliano mentre la navata minore è coperta da una volta a botte. Le travi raffigurano Profeti, Dottori della Chiesa, Santi Martiri e Santi Domenicani, corredati da elementi decorativi fitomorfi. I lavori di decorazione (1497) sono attribuiti al pittore palermitano domenicano Padre Antonio Pace oppure a Pietro da Augusta, anch’egli pittore domenicano.
Entrando nell’edificio sacro, la prima cappella a destra è dedicata al SS. Crocifisso, pregevole scultura lignea policroma risalente ai primi del Seicento realizzata da ignoto maestro siciliano. L’opera, riproponendo schemi cinquecenteschi, risente dello stile e di alcune peculiarità dell’arte di Frate Umile da Petralia Soprana.
Ai piedi del Crocifisso è posta una tela dell’Addolorata di scuola palermitana del XVII secolo.
La cappella conserva inoltre i seguenti dipinti:
- Madonna Visita Poveri, di Vincenzo La Barbera (olio su tela, 1602);
- Gesù che risuscita Lazzaro, di ignoto pittore siciliano (olio su tela, XVII sec.);
- Levitazione di San Giuseppe da Copertino, di Aloisio Rizzo (olio su tela, 1812);
- Adorazione dei Magi, di ignoto pittore siciliano (XVII sec.).
La seconda cappella, precedentemente dedicata a San Giacinto di Polonia e alla Madonna di Lourdes, è stata dedicata al Beato Giovanni Liccio. Benedetta il 21 maggio 2006 da S.E.R. il Cardinale Salvatore Pappalardo, Arcivescovo di Palermo, la nuova cappella contiene l’urna argentea realizzata da argentiere siciliano, fine sec. XIX contenente le spoglie mortali del Beato Giovanni Liccio. All’interno vi sono poste le undici teche realizzate dall’artista palermitano Francesco Paolo Severino, contenenti le sacre reliquie del Beato, di cui quattro poste nelle cosce e nelle gambe, quattro nelle braccia e begli avambracci, una nel petto e una sotto la testa. Il teschio, le mani e alcune piccole ossa sono deposti in un’unica teca sotto il guanciale. Il volto e le mani di cera del Beato sono opera di maestro siciliano del 1754. Nell’angolo destro della cappella si trova il tronco dell’albero di arancio che, secondo la tradizione, fu piantato dal Beato Giovanni. In una nicchia, sotto la parete frontale della cappella, è posta l’urna lignea dipinta da maestro siciliano (1754) recentemente restaurata, contenente una collezione di ex voto, donati dai fedeli come ringraziamento per le grazie ricevute dal Beato Giovanni.
Tale cappella, oltre che da elementi decorativi e ornamentali, è arricchita anche da una serie di pregevoli opere d’arte:
- Madonna col Bambino e San Domenico, pittore siciliano, (olio su tela, sec. XVIII);
- Trinità con i Santi Michele Arcangelo, Francesco, Domenico e Andrea, di Antonino Spatafora, (olio su tela, XVI sec.)
- Gloria del Beato Giovanni, Giovanni Bonomo, (olio su ardesia, XVIII sec.);
- Madonna col Bambino e San Giacinto di Polonia, pittore siciliano, (olio su tela, XVII sec.);
- Sarcofago del Beato Giovanni, maestro siciliano, (marmo, 1558);
- Ecce Homo, Anna Fortino, (cera e cartapesta, XVIII sec.);
- Madonna col Bambino e i Santi Pietro Martire da Verona e Antonio da Padova, pittore siciliano, (olio su tela, XVII sec.).
La terza cappella, dedicata alla Madonna del Rosario, accoglie, in un prezioso altare barocco tardo-seicentesco, una stupenda Madonna col Bambino. L’opera, in marmo bianco, venne finanziata dalla nobildonna Maria Maddalena Cervello, devotissima del beato Giovanni e commissionata, nel 1516, dall’allora priore del convento di S. Maria degli Angeli, Padre Bartolomeo Cribello ad Antonello Gagini, il più importante scultore siciliano del ‘500. Il singolare carattere di maestà e di bellezza della Vergine, il virtuosismo del panneggio decorato con motivi floreali e la spontaneità del Bambino colto nell’atto di staccarsi dal seno materno per fissare l’osservatore fanno dell’opera un capolavoro assoluto di arte rinascimentale. Alla base, la raffigurazione dell’Adorazione dei Magi tra uno stuolo di Angeli, conferisce ancor di più all’opera un senso di completezza e di solennità. Il paliotto ligneo dorato settecentesco, con decori di gusto rococò, presenta al centro dipinta l’immagine della Madonna che offre la corona del Rosario a San Domenico. Nell’arco sono raffigurati i misteri del Rosario, opere del ‘600 attribuibili al pittore Vincenzo La Barbera. Nella cappella sono custodite inoltre un dipinto della Sacra Famiglia, (olio su tela, XVIII sec.), una vetrata istoriata raffigurante l’Immacolata Concezione di artigiano fiorentino (XX sec.), ed un Crocifisso in avorio di Maestro siciliano (XVIII sec.).
Nella nicchia a seguire è stato collocato, dopo il restauro, l’altorilievo prima situato sulla facciata della Chiesa. L’opera di pregevole fattura è attribuita al Maestro delle Madonne di marmo Gregorio di Lorenzo ed è risalente al 1490-1500. Essa costituisce una preziosa testimonianza della esportazione e della diffusione di opere d’arte fiorentine in Sicilia, in particolare del candido e pregiato marmo carrarese col quale è scolpita l’immagine. Il monumentale rilievo, di formato rettangolare, si compone di cinque elementi assemblati di varia dimensione. La lastra centrale raffigura la Madonna che regge il Figlio portandolo al petto mentre con l’altra mano stringe un’ancora. Alla base del rilievo vi è invece una scena complessa in cui una figura demoniaca indica delle ceste colme di monete ad un personaggio in periglio tra i flutti intento a reggersi con entrambe le mani alla corda tenuta da Maria. L’ancora allude simbolicamente alla protezione di Maria dalle lusinghe del maligno. Sulla destra compare anche un grande disco dove, in mezzo ad una rigorosa rappresentazione monumentale di alcune città, una delle quali sarebbe stata indentificata in Pisa essendo cara all’autore, compare una terza ancora, quasi ad estendervi la protezione della Vergine. L’immagine mariana è, infine, racchiusa in una cornice in cui, nella parte superiore una coppia di angeli regge la corona con due cherubini alle estremità. Nelle parti laterali, vi sono raffigurati in successione altri otto cherubini.
Procedendo dopo la terza cappella troviamo un dipinto dedicato a Santa Rosalia, di pittore siciliano (olio su tela, metà sec. XVIII) e nel transetto a destra la grande tela raffigurante i santi Pietro e Paolo attribuita ad Antonio Manno (fine sec. XVIII). Sul lato opposto, nel transetto a sinistra, trovano collocazione alcuni dipinti quali: una Crocifissione di pittore siciliano (olio su tela, sec. XIX), San Giuseppe con il Bambino di pittore siciliano (olio su tela, seconda metà sec. XVIII); Santa Caterina da Siena di pittore siciliano (olio su tela, fine sec. XVIII), una Natività di pittore siciliano (olio su tela, seconda metà sec. XVIII) e tre lastre tombali appartenenti ad Antonino Faso, Pietro de Ribaldo, Lorenzo Liccio (sec. XVI).
Sul lato sinistro della Chiesa spicca la grande tela raffigurante la Madonna Odigitria. L’opera è attribuita al pittore Antonio Manno (olio su tela, sec. XVIII). L’artista presenta Maria, secondo il modello tradizionale, in trono sopra una cassa, sorretta da due monaci dell’Ordine di San Basilio, con gli occhi rivolti verso i fedeli mostrando sul grembo il Bambino, colto nella sua sfolgorante bellezza quale via da seguire per tutta l’umanità.
Proseguendo verso sinistra, in successione, trovano collocazione tre statue dei santi domenicani: San Vincenzo Ferreri di intagliatore siciliano (statua in legno, tela e colla, sec. XIX), San Domenico firmata Accardi (statua in cartapesta, 1888) e infine Santa Caterina da Siena di intagliatore siciliano (statua in legno policromo, sec. XVII).
Di recente collocazione sono invece le opere installate in occasione del Mystrium Lucis (I Misteri della Luce), del 2009. L’evento è occorso in occasione del cammino giubilare per il V Centenario del Dies Natalis del Beato in cui, nove opere d’arte sono state collocate nel presbiterio, nel tamburo della cupola e nella parete di fondo con la collaborazione di una commissione di teologi e studiosi.
Lungo le ali del presbiterio sono state collocate quattro tele: a destra le Nozze di Cana di Miriam Pertegato e il Battesimo di Gesù di Carla Tolomeo; a sinistra l’Annunzio del Regno di Alessandra Giovannoni e l’Ultima Cena di Stefania Fabrizi. Nella parte bassa della cupola, come pendant prospettico con la Trasfigurazione si inscrive la vetrata Maria Amicta Sole, entrambe di Piero Gauli, mentre nella parete di fondo della navata si trovano tre vetrate con le figure del Beato Giovanni Liccio, del Cardinale Salvatore Pappalardo e di Padre Pino Puglisi di Mario Pecoraino.
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