«Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra» (Is 2,4).
Carissime, carissimi,
in questo momento drammatico e di estremo pericolo per le sorti della pace nella casa comune che è la Terra, sento di condividere con voi i sentimenti più profondi del mio cuore di pastore di questa nostra amata Chiesa palermitana e di vostro concittadino.
Già nel 1963, Giovanni XXIII nell’Enciclica Pacem in terris – in un tempo altrettanto critico in cui soffiavano i venti di una terza guerra mondiale – smascherò definitivamente le sempre dubbie “ragioni della guerra” con l’espressione «alienum est a ratione»: è semplicemente e oggettivamente irrazionale («è fuori dalla ragione») pensare – a maggior ragione oggi con le avanzate strategie militari e le sofisticate tecnologie belliche – che la guerra sia una via per giungere alla pace o comunque per risolvere i conflitti tra i popoli.
Le guerre nel loro impatto reale possono essere valutate solo a partire dalle vittime e dagli innocenti – i profughi, gli sfollati, i morti –, dalla sofferenza e dalla povertà che generano. La guerra, lungo la storia, fin dalle origini, è la crisi della creazione, è la fine dell’umano. Perché chi fa la guerra chiude gli occhi, finisce di ascoltare, chiude le porte al dialogo, pone fine a quell’incontro con l’altro che ci fa uomini.
Coloro che si decidono per la guerra guardino negli occhi i propri bambini e pensino ai bambini dell’altro popolo. Pensino al futuro che offrono a tutti loro: il futuro della ricchezza e del potere conquistati con la guerra, che lascia la cicatrice del risentimento e dell’odio, che toglie sempre, agli umani e a tutto il creato, la vita e la vitalità. Pensino all’unico vero futuro da consegnare ai giovani, all’unico vero capitale: la capacità di fare la pace, di costruire un mondo solidale e fraterno. Con la pace tutto si costruisce, con la guerra tutto si distrugge. «Non più la guerra, non più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei Popoli e dell’intera umanità» (Paolo VI, Discorso alle Nazioni Unite, 4 ottobre 1965).
Come ha ricordato papa Francesco a Bologna commemorando Benedetto XV, «la storia insegna che la guerra è sempre e solo un’inutile strage. Aiutiamoci, come afferma la Costituzione Italiana, a “ripudiare la guerra” (cfr Art. 11), a intraprendere vie di nonviolenza e percorsi di giustizia, che favoriscono la pace. Perché di fronte alla pace non possiamo essere indifferenti o neutrali. Il Cardinale Lercaro qui disse: “La Chiesa non può essere neutrale di fronte al male, da qualunque parte esso venga: la sua vita non è la neutralità, ma la profezia” (Omelia, 1° gennaio 1968). Non neutrali, ma schierati per la pace!» (Discorso, Piazza San Domenico – Bologna, Domenica, 1° ottobre 2017).
Come cristiani, nell’umiltà più sincera e nella consapevolezza dei nostri errori, portiamo la responsabilità messianica di «annunziare la giustizia alle genti» (Mt 12,18), «di parlare in nome di Dio, la parola di Dio» (Card. G. Lercaro).
Noi cristiani, insieme alle donne e agli uomini di buona volontà e agli operatori di pace, ripudiamo questo atto di guerra che si sta consumando in Ucraina e annunciamo la profezia evangelica della pace a tutti: a chi lo ha posto direttamente e alle altre parti coinvolte. Perché non ci può essere casa comune sulla base dell’unica ideologia imperante: massimizzare il profitto; concentrare nelle mani di pochi il potere politico, economico, bellico, mediatico e tecnologico; dominare gli altri, individuati sempre e comunque come nemici. Chiediamo che si sospendano le operazioni belliche in atto e riprenda la via del dialogo con l’apporto costruttivo di tutti, delle diverse organizzazioni internazionali e degli organismi mondiali.
Per parte nostra, noi dichiariamo il nostro anelito alla pace e ci impegniamo ad esaminare noi stessi e a rinunciare ad ogni discordia e ostilità, ad ogni violenza verbale o fisica, interiore o esteriore, nelle nostre case e nelle nostre comunità civili e cristiane, nei nostri contesti umani, familiari, sociali, professionali, culturali. E soprattutto ci impegniamo a intensificare con tutte le altre confessioni cristiane e le altre fedi presenti a Palermo la preghiera di pace per tutte le nazioni e i continenti, in particolare per l’Ucraina.
Le logiche e gli interessi particolari, nazionali o continentali, non vanifichino il grido della terra e dei miliardi di donne e di uomini che la abitano nella mitezza, ripudiando la guerra e costruendo ogni giorno la pace.
Per questo invito tutti sul sagrato della nostra Cattedrale, venerdì 4 marzo alle ore 21.00 a condividere la lettura dell’appello per la pace di Papa Francesco e a porre il semplice gesto di accendere una fiaccola per chiedere che la luce della pace prevalga sulle tenebre della guerra. Invito anche le comunità delle altre città della Diocesi ad organizzare lo stesso segno per favorire una maggiore sensibilizzazione e partecipazione
Palermo, 25 febbraio 2022
Mons. Corrado Lorefice Arcivescovo