Alcuni cenni, per richiamare questa devozione legato al culto e alla devozione al beato Giovanni, nostro concittadino e patrono. Comune al culto verso i santi più popolari come S. Antonio e S. Rita, ma legato ai soli bambini per un voto fatto dai genitori.
Nel nostro caso, credo anche per la capacità prima dei Domenicani e poi dei Sacerdoti diocesani, la devozione, o meglio il “voto, la promessa” fatta al beato Giovanni per qualunque richiesta di grazie e intercessione, “obbliga” chi riceve il beneficio ottenuto di “portare l’abito per tutta la vita”, come riconoscenza al Signore per quanto richiesto e ottenuto. Inoltre, altra unicità della devozione di Caccamo, mentre negli altri casi si mette l’abito religioso nella sua caratteristica “tunica intera”, nel nostro caso le donne si rivestono dell’abito domenicano, così come si presenta nella tradizione, mentre gli uomini non indossano la tunica, ma i pantaloni. Per noi una cosa normale, ma credetemi, che per i confratelli venuti a predicare a Caccamo, la caratteristica costituisce motivo di grande sorpresa. Compreso p. Ennio Staid, profondo devoto del beato che, con insistenza fece comprendere che, non si tratta dell’ “abito del beato Giovanni”, ma dell’ “abito domenicano” e che va indossato con la cinta nera e non con il cordone.
L’occasione del Giubileo, in occasione dell’VIII centenario della “nascita al cielo” di San Domenico che, anche a Caccamo verrà celebrato, possa costituire l’occasione per riscoprire il senso di questa devozione “rivestitevi dell’abito di San Domenico, per rivestirvi di Cristo” e, soprattutto di essere fedeli al voto di portare il giorno della festa, l’abito “per tutta la vita”.
Padre Giovanni Calcara, o.p.