Posso fare a meno di una certa cultura che mi vorrebbe costringere a parlare come si conviene ad un presbitero, togliendomi l’unica qualità che mi permette di diventare un uomo. Così non importa delle parole che dovrei scegliere quando parlo. Ho un’emozione e la esterno, qualcuno la recepisce, la conserva, molti la scartano. Per altri non è così naturale. Con chi l’ascolta non ho più bisogno del linguaggio colto e non perché riesco ad esprimermi meglio, ma semplicemente perché le parole sono suoni, musica che trascende il linguaggio. Non ho più bisogno di aiuto esterno per comunicare. Immagino che la presenza che Dio ha con le creature sia di questo tipo. Con gli altri comunico, con voi e con quanti ho trovato sul mio cammino, sono Ennio.
Quando, con un briciolo di ragione ho tentato di soffocare la poesia, mi sono ritrovato disorientato e vuoto. Mi manca la parte principale dell’essere per cui spesso non accetto che la ragione sragioni. Eppure so benissimo che se mi voglio mescolare e parlare del Vangelo con altri uomini non debbo farlo come dice San Paolo, con sapienza di parola: “Sta scritto infatti: Distruggerò la sapienza dei sapienti e annullerò l’intelligenza degli intelligenti. Dov’è il sapiente? Dov’è il dotto? Dov’è il sottile ragionatore di questo mondo? Dio non ha forse dimostrato stolta la sapienza del mondo? Poiché infatti, nel disegno sapiente di Dio, il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani… infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini”. Solo la poesia mi rende piccolo. Senza di lei tutto diventa freddo, senza anima.
Anche il Vangelo visto come una dottrina che sazia la ragione diventa una fiaba sbiadita, senza senso. L’incontro con Cristo non è l’incontro tra due intelligenze, ma tra due persone. Incontro di amore da parte di Lui, di fede da parte mia. Lui non dà spiegazioni, non è un filosofo, non offre salvezza in una dottrina, è sempre al di là delle nostre elucubrazioni intellettuali. Soltanto la fede e la poesia mi danno l’accesso all’incontro con altri uomini, anche quando sono stanco di aprire la porta del cuore. La fede è la conoscenza del cuore che sa con certezza che in ogni incontro è Lui che viene. Questo modo di vivere, qualche volta con fatica, ha come frutto la dolcezza della Sua presenza. La meraviglia che nasce dentro mi permette di registrare tutte le emozioni catalogandole senza nessun ordine, sono speranze, sogni, paure. Forse vanità sottile e invereconda. In ogni modo, se così fosse, la benedico perché mi fa passare molto del mio tempo con gli altri, cioè con la realtà. Prendete questo scritto come una semina o come un passaggio da un cuore all’altro.
Padre Ennio Staid O.P.
Articolo tratto da “Amici della Fraternità Agognate” – Anno 20° n. 101 Ottobre 2019