Madeleine Delbrel scrive: «Il silenzio è qualche volta tacere, ma il silenzio è sempre ascoltare», e ascoltare, aggiungo io, è un pilastro della povertà. Scusatemi se torno spesso su questa beatitudine della povertà, ma è una colonna portante senza la quale il seme della fede non cresce, non diventa albero, resta un seme gettato in una terra arida. Se mi sento ricco di idee, di progetti, di stile di vita, se penso che ho sempre compreso tutto e non mi interessa più ascoltare, mi trasformo in una torre eburnea chiuso in me stesso. “Solo io ho ragione”, e quando si è convinti di aver sempre ragione si è tremendamente soli.
La fede non è un concetto intellettuale per cui chi studia di più ha più fede di chi non sa leggere né scrivere. Questa virtù teologale è soprattutto un atteggiamento di ascolto, di disponibilità per cui, anche se non si crede ai contenuti dottrinali, a ciò che dicono e si sa ascoltare con onestà e povertà tutto ciò che ci circonda, il seme della fede cresce, rende il cuore lieto anche se apparentemente sembra mancare. Ho conosciuto, nella mia lunga vita, tanti fratelli che si dichiarano atei, credenti inconsci che dicono di non credere e magari credono in maniera diversa da noi e sanno ascoltare molto più di tanti altri che, pur frequentando la Messa, non sanno o non vogliono ascoltare perché non ne hanno bisogno: sanno di sapere. Si dichiaravano cristiani perché andavano a Messa tutte le 4 Povertà di P. Ennio Staid domeniche si confessavano, almeno a Pasqua.
Io sono un uomo amato in modo particolare perché ho incontrato nel mio cammino tanti che si proclamavano atei ma felici di ascoltare anche coloro che non la pensavano come loro. Un parroco veneto, qualche anno fa, mi diceva che malgrado avesse persino elettrificato le campane, la sua chiesa non si riempiva più come quando era un giovane prete. Bisogna vedere se le chiese che erano piene una volta, di chi erano piene, di credenti o di non credenti? Quel parroco non si domandava se al tempo della sua gioventù i tanti frequentatori avessero coltivato il seme della fede, ascoltando e mettendo in pratica le parole della fede. Forse le chiese erano piene di gente che non aveva nessuna disponibilità all’ascolto; mentre le nostre strade sono piene di credenti inconsapevoli, anonimi. Romano Guardini sosteneva che la lettura solenne nella Messa richiede di essere ascoltata.
“Questo atteggiamento innaturale è venuto dalla nostra educazione libraria. A essa dobbiamo la piaga per cui gli uomini leggono mentre dovrebbero stare in ascolto. È così che la fiaba è morta ed è così che la poesia ha perduto la sua forza migliore. Poiché tutte le parole belle, sagge, intime, solenni vogliono esser comprese, non lette». Forse Guardini voleva soltanto sottolineare il valore del silenzio e dell’ascolto sempre più dimenticati a favore del rumore e della chiacchiera. Queste rifl essioni che faccio con voi fratelli incontrati, non a caso, nel mio cammino di uomo e di presbitero mi fanno ancora dire “Beata solitudo” beata solitudine che mi permette da vecchio di trasformarla in “Beata senectus” beata vecchiaia che mi aiuta ad ascoltare con più povertà.
Padre Ennio Staid O.P.
Articolo tratto da “Amici della Fraternità Agognate” – Anno 20° n. 98 febbraio 2019