Ricordo con una specie di malinconia il tempo in cui spensieratamente cantavo: – Al ciel al ciel al ciel andrò a veder Maria mia gioia e mio desir. Soltanto in questi ultimi anni ho compreso che il senso di questo canto (e di altri) era uno dei tanti ostacoli per distrarmi dall’impegno di vivere con tutte le mie forze il messaggio cristiano. Dio si è fatto uomo per indicarci la strada da percorrere ci ha ripetutamente detto che se volevamo vederlo non dovevamo guardare il cielo ma la terra. Atti 1,11. «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo». Matteo 28,7. «Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto». Marco 16,7. «Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto». Giovanni 14,9. «Gli rispose Gesù: Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre?» Matteo 25,35. «Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato,…». … Dove c’è qualcuno che soffre io sono là, non state a guardare il cielo ma mescolatevi, come ho fatto io, tra le moltitudini di fratelli che sono sfruttati senza casa, né pane, e crocefissi, li mi ritroverete.
Per me era così comodo pensare che i sofferenti sarebbero andati in Paradiso e gli aguzzini all’inferno. Tutto filava liscio purché non ci fossi io tra coloro che si comportavano male. Non mi accorgevo che facevo la “Bella statuina” o il Pilato di turno, che di ciò che succedeva se ne lavava le mani. Io non ho sfruttato nessuno e tanto meno crocefisso qualche altro. Ho cercato con tutte le mie forze di vivere i voti religiosi di obbedienza, castità, povertà. Ho cercato in sostanza di eseguire al meglio una legge che mi stava sopra, alla quale sottomettevo me e tutto ciò che mi circondava. Ho messo in sordina la fonte dei miei pensieri e del mio comportamento. Il Cristo ci parla dalla terra e non dal cielo. E’ il grande mistero dell’incarnazione a cui ho pensato tante volte senza riuscire a riconoscerlo concretamente. Sento che alla fi ne non mi verrà chiesto se sono stato buono o cattivo, ma dovrò restituire ciò che mi è stata affidato al suo legittimo proprietario, ossia tutte le cose che mi sono state date in custodia.
Perché Ti nascondi sempre Tra i più piccoli Tanto da costringermi A chinarmi se voglio Vedere il Tuo volto? Perché vuoi che Ti cerchi Tra i più poveri Obbligandomi a sporcare La mia tonaca bianca? Perché hai scelto la corsia Di un ospedale Un ospizio per i vecchi Le strade di Calcutta Per usarli come Cattedrale? Perché la mia mente La mia cultura Si rifiutano di vederti Piccolo povero malato? Mi hanno insegnato Che sei onnipotente Ed ora e difficile Rendere piccola Povera malata La Tua grandiosità. Sapessi come era comodo In certi giorni grigi Saperti così potente Da togliermi ogni grigiore. Non volevo vederti Povero malato scartato. Molto più semplice Vederti vestito Con abiti lussuosi Adorno di miriadi Di brillanti Pronto a rendermi partecipe Delle Tue ricchezze. Credo che non abbia Mai voluto accettare Questo Tuo strano modo di amare. Eppure intuivo La Tua presenza Nel mio quotidiano grigiore Ma la scacciavo Come tentazione. Questo Tuo tuffarti Nella mia pochezza Annullava la Tua onnipotenza. Questa Tua folle corsa Verso la mia malattia Mi sconvolgeva. Io al Tuo posto Avrei fatto diversamente. Era così consolante sapere Che anche io avrei potuto essere Salvatore di anime. Non mi hai scelto infatti Perché portassi la buona notizia? Perché allora mi costringi Sempre a riceverla da Te Che ti fai piccolo e povero E dal prossimo che diventa grande Al posto Tuo? Tu l’onnipotente Piccolo povero malato. Il prossimo Grande ricco sano. Con gli anni le spalle Si sono sempre più curvate. Mi hai costretto a curvarle Ora sono qui in attesa Che il povero si accorga di me E mi soccorra. Che il malato mi dia la guarigione. E che Tu mi accetti Nella tua infinita piccolezza.
Articolo tratto da Lettera agli Amici della Fraternità Agognate – Anno 21° n. 106 ottobre 2020