SANTA ROSALIA E SAN ROCCO IERI E OGGI…
INVOCATI A CACCAMO,
PER LA LIBERAZIONE DALLA “NUOVA PESTE”
L’arte sacra, come sappiamo, manifesta la fede e il sentimento, che esprime la riconoscenza che l’essersi affidati nella preghiera alla Vergine Maria e ai Santi, perché intercedano presso Dio per i nostri bisogni e ogni nostra necessità dell’anima e del corpo affinché vengono esauditi.
Anche a Caccamo abbiamo invocato i “nostri santi”: i protettori del nostro paese, come gli altri che ognuno ha nel cuore, perché il Signore ci aiuti a superare questa pandemia. Particolarmente toccante l’invocazione al nostro concittadino e protettore, il beato Giovanni Liccio, che don Giacomo e don Domenico, domenica 15 marzo, in ginocchio e in una chiesa vuota hanno rivolto al nostro beato, in comunione (attraverso la diretta streaming curata da Eugenio Buzzanca) con tutti quelli che hanno voluto condividere questo momento storico. Segno tangibile che, ancora una volta, tutti ci siamo ricordati che come aveva promesso in vita: “mai ti saresti dimenticato della tua amata patria” o nostro caro e potente protettore.
Mi sembra, però opportuno, ricordare che, in altre epoche i nostri padri e i nostri sacerdoti, sempre in periodi di particolare bisogno, hanno lasciato un “segno” della loro fede: adulta, vera, matura! Siamo nel XVII secolo, la Sicilia e Caccamo erano flagellate dalla peste e, dopo averne constatato l’efficacia della loro intercessione hanno voluto lasciare una loro testimonianza che la preghiera di Santa Rosalia e San Rocco (particolarmente invocati per essere liberati da questo male) erano state esaudite. Quindi hanno voluto che al centro dell’opera, di autore ignoto (anche se tradizionalmente attribuito a Pietro Novelli) non venisse raffigurata la Vergine Maria, di cui Caccamo da sempre è particolarmente devota, ma Gesù Crocifisso. Significativo l’atteggiamento di Santa Rosalia che con lo sguardo rivolto verso il Cristo, indirizza le mani supplichevoli verso la Chiesa Madre e la città di Caccamo, quasi come un canale di grazie e di salvezza che dal Cristo arriva fino alla nostra città.
Quanto sarebbe bello, necessario, intelligente e soprattutto cristiano… che nessuno tirasse fuori santini, medagliette o preghiere da rimettere in rete “a catena” pena chissà quali disgrazie, ma mettersi in ascolto, in preghiera e contemplazione della Parola di Dio. Per comprendere che solo lui, il Figlio di Dio: è nostro Salvatore! Lui morto e risorto per ciascuno di noi, “perché tutti abbiano la vita”: quella vera, quella eterna! Allora saremo capaci di comprendere che, Dio come Padre, non “punisce nessuno” e non manda “flagelli per i nostri peccati” perché “non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva”. E’ infatti venuto nel mondo “non per giudicare o condannare ma per salvare il mondo… Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunciato lo condannerà nell’ultimo giorno” (cfr Gv 12).
Guardiamo a Cristo e saremo salvi: dal coronavirus, da ogni nostro peccato, dall’ipocrisia e dal voler mettere al centro di tutto il nostro io.
Che possiamo avere nostalgia e desiderio: non della Messa (come abitudine) ma di Cristo e della sua Parola; non delle processioni o dei riti psedo-religiosi, ma di una vita autenticamente umana e cristiana.
Solo allora, coscienti dei nostri limiti, dobbiamo invocare la Vergine Maria e i Santi perché intercedano per tutto quello che di buono abbiamo dentro il nostro cuore.
Guai a “tornare a fare le cose di prima!”, ecco dice Gesù “io faccio nuove tutte le cose!”. In questo senso possiamo anche celebrare “non il ricordo della Pasqua del Signore”, ma il “nostro passaggio” dalla “morte alla vita, dalle tenebre alla luce, dal peccato alla grazia”.
Solo allora saremo “devoti tutti” non dei santi o della Madonna, ma “devoti di Gesù Cristo!”.
Ricorderemo la tristezza e l’ansia di questi giorni, certo, come la prematura e dolorosa morte del carissimo “amico-fratello di tutti” Enzo Sampognaro, ma sapendo di aver compreso e imparato ad essere migliori “dentro e fuori”, anche attraverso la sua testimonianza e il suo sacrificio.
“Ce la faremo” è la promessa di Gesù alla beata Caterina Emmerich, in questi giorni fatta propria da tutti noi, mettiamo pure l’hashtag, se vogliamo…
“# CE LA FAREMO”, MA…
CON L’AIUTO DI DIO,
DELLA VERGINE MARIA E DI TUTTI I SANTI!
Padre Giovanni Calcara o.p.
(hanno collaborato don Giacomo Milianta, Filippo Cecala e Gianvito Di Cola)