Fra pochi giorni, con la presenza di papa Francesco a Palermo, verrà ricordato don Pino Puglisi, il sacerdote “rompiscatole” (come lui stesso si definiva) ucciso 25 anni fa dalla mafia “in odium fidei”, e per tale motivo, riconosciuto “beato” dalla Chiesa il 25 maggio 2013.
Sulla figura e sulla spiritualità del “3P” che i mass-media e i social, ci stanno proponendo, mi piace richiamare l’intervento di don Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, apparso su Vita Pastorale (nota rivista edita dalla San Paolo, n. 8 agosto-settembre). Così afferma, fra l’altro, don Corrado: “Don Puglisi in tutto l’arco del suo ministero si è fatto interpellare dalla storia concreta in cui ha vissuto ed esercitato la sua azione pastorale. Da Godrano a Palermo. Questo dato oggettivo ci fa recuperare il dato dell’intrinseca ferialità della testimonianza cristiana. Essa comporta la promozione della giustizia e la denuncia che l’ “anti-cultura” dell’illegalità e della violenza criminale è un fattore di disumanizzazione per l’ambiente in cui alligna”. Seguendo il suo esempio “la Chiesa di Palermo è chiamata a condividere i sogni di cambiamento e un futuro di giustizia e pace per tutti”, per essere una “Chiesa libera e profetica” come quella voluta da don Puglisi, “che non cerca privilegi e confida solo sul Vangelo”.
In tale contesto, ci piace segnalare che a Caccamo. nell’ambito del progetto “Misterium Lucis” , promosso nel cammino di fede per il V Centenario del “Dies Natalis” del beato Giovanni Liccio, domenicano da Caccamo, nel 2009, sono state inagurate, (oltre a 5 tele raffiguranti i Misteri della Luce del Rosario), anche tre vetrate policrome, una delle quali, raffigura, appunto, il “nostro” don Puglisi.
L’inedita opera d’arte, voleva manifestare il fulgore della fede, grazie all’intelligenza creativa di pittori, quali Mario Pecoraino (autore delle tre vetrate, uno dei maggiori artisti italiani del nostro tempo), non solo per impreziosire la bellezza della Chiesa di S. Maria degli Angeli (meglio nota come San Domenico), ma per esprimere il valore dell’arte nell’opera di evangelizzazione, per guidare i fedeli alla comprensione dei singoli soggetti raffigurati. Oltre a padre Puglisi, il beato Giovanni Liccio (fondatore della Chiesa), il card. Salvatore Pappalardo (promotore dell’iniziativa).
Un ritratto molto lineare nella sua policromia, come si addice all’arte contemporanea, che rappresenta padre Puglisi che stringe a se e protegge un gruppo di bambini. Iconografia che esalta la verità e la spiritualità di questo “missionario di Dio”.
Crediamo quindi, che quella di Caccamo, sia la prima opera d’arte che in una Chiesa, raffiguri don Pino Puglisi. Infatti è stata realizzata, ben 4 anni prima del riconoscimento “canonico” della sua santità e del suo martirio, quasi a voler sottolineare come l’arte possa, come in questo caso, interpretare quel senso “comune” della fede che, come ci insegna la Chiesa “appartiene ai credenti, in quanto battezzati” e, quindi chiamati ad esercitarlo, come il beato Puglisi ci insegna, in ogni ambito della propria vita.
Padre Giovanni Calcara o.p.